PROGRAMMI SPETTACOLI

Oltre a essere stato disponibile per singole letture dai propri lavori in poesia e prosa, l’autore ha proposto serate di

ROMAGNA VILLAGE – DIALETKABARETT

con lettura scenica di brani SCELTI tratti da LOW SOCIETY, PIADINA BLUES & ROMAGNA VILLAGE

Il riso amaro del “Kabarett”

da Caffèletterario di REPUBBLICA – BOLOGNA
[Postato in calendario, letture, migranti, presentazione il 21 febbraio, 2011]

Dici cabaret e pensi Zelig. Ma c’è un’altra storia, che porta lontano. Quella amata da Giovanni Nadiani, narratore e poeta in italiano e in dialetto romagnolo, autore teatrale e studioso e docente universitario di lingua e cultura tedesca. Sabato alla libreria Irnerio ha presentato il suo Low Society. Storie da CaBARet.
La precisazione è doverosa: «quando dico Cabaret penso al Kabarett tedesco, un genere di critica sociale attraverso il riso. Sotto il nazismo, molti autori e performatori dovettero fuggire. Tanti, come Fritz Grünbaum, Max Ehrlich e Franz Engel, internati nei campi di concentramento, hanno continuato lì a fare Kabarett fino all’ultimo, come sfida finale».
Così Low society lancia la sua sfida: racconti brevi, in dialetto con traduzione a fronte, sull’Italia odierna. Satira di costume su persone di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali, perché la “low society” è una condizione diffusa, non fondata sulla situazione economica. «In effetti, ‘low’ è assonante con ‘lov’, parola dialettale che sta per ‘lupo’, inteso come goloso. La situazione morale, emotiva, esistenziale di chi vorrebbe essere ciò che non è».
Difficoltà in famiglia ed economiche, nei rapporti con la tecnologia e interpersonali, la paura dell’altro, specie straniero. Ma oltre la paura che invoca la sicurezza (e si sprecano ronde e criminofili ossessionati dai fatti di cronaca), c’è il bisogno di affetto, con i/le badanti a colmare vuoti. Il tutto, in dialetto romagnolo. Cioè una lingua che è altro rispetto a quella del comico televisivo e cinematografico (il romanesco), a quella italiana comunemente parlata e a quella degli stranieri.
Nadiani però non sta «coi puristi dell’italiano o del dialetto. Il dialetto è una lingua sconfitta, ma resiste, ed è alla base dell’italiano regionale, o del dialetto italianizzato, parte dell’italiano che parliamo tutti i giorni, comunemente». Ma detesta parlare di “identità”, «parola usata a sproposito: è vero che siamo la lingua che parliamo, ma cambiamo noi e la lingua. Costruire identità rigide sul dialetto è fantasia. Come se fosse immobile e non una lingua ‘bastarda’, che cambia nel tempo, come tutte».
Non a caso ‘Identitê’ è il primo testo che legge: racconta di un signore al pub di Forlì, il cui dialetto non è parlato né capito dai camerieri stranieri, tra cui una bellissima ucraina. Dopo un primo commento infastidito, ammette che imparerebbe subito l’ucraino per andare con quella donna, e tanti saluti al dialetto.
Una storia tra le tante raccolte per strada. «Ovunque incontriamo persone che raccontano ad alta voce, nei cellulari, una quantità di storie incredibile. Un ricchissimo repertorio narrativo sperperato. Sembrano sciocchezze, ma a ben ascoltarle, meditarle e rielaborarle ne nascono racconti tutt’altro che banali. Esprimono una condizione comune, da capire a fondo, universale».
Quindi Nadiani origlia, ma con compassione: «io sono parte di quella umanità, con le mie debolezze. Non la derido per provocare la risata grassa, ma cerco una comicità che recuperi la sorpresa di vedersi, che stimoli una pausa per riflettere, per domandarci: ma cosa siamo diventati? Siamo noi in scena, non personaggi famosi».
E visto che la scena odierna è dominata dalla crisi, Nadiani saluta il pubblico con Tan&Taeg, rap in dialetto sul mondo della finanza, ispirato dallo slogan di una pubblicità di un’agenzia di broker ascoltata via radio. Suoni che intasano la quotidianità, parole vuote del dizionario della crisi, per la quale l’uomo comune ha una sola parola sincera… (guarda il video)
Alberto Sebastiani

SCHEDA SPETTACOLOPIANURE BLUES

Giovanni Nadiani
[voce narrante]

Chris Rundle
[voce e chitarra]

Il poeta e scrittore romagnolo Giovanni Nadiani e il chitarrista-cantante inglese Chris Rundle danno vita a un percorso poetico-musicale che si snoda dalla pianura padana alle foci delle Mississipi passando per le verdissime terre delle isole britanniche e d’Irlanda.

Poesie e storie di una Romagna-Mondo in continua trasformazione s’intrecciano con le canzoni popolari di lavoro, di vite errabonde, d’amore e dolore blues, bluegrass, country e folk della grande tradizione anglo-americana e irlandese, in parte riproposte nella traduzione e nell’adattamento in dialetto romagnolo di Nadiani; mentre i versi romagnoli di quest’ultimo trovano una nuova collocazione sonora e linguistica nelle canzonidi Chris Rundle.

Il duo dispone di un proprio servizio di amplificazione.

SCHEDA SPETTACOLO ROMAGNA VILLAGE SOUND

Di GIOVANNI NADIANI & VINCE VALLICELLI

Giovanni Nadiani (voce narrante)
Vince Vallicelli (percussioni e voce)
Andrea Costa (violino)
Nuahel Schiumarini (chitarra)
Roberto Villa (contrabbasso)

UN VIBRANTE SPAESAMENTO SONORO
Il sound narrato dalla voce di Giovanni Nadiani, poeta e scrittore in romagnolo, e dalle note di Vince Vallicelli (uno dei più prestigiosi percussionisti della scena musicale italiana) col suo qualificato quartetto, dà vita a potenti squarci di una Romagna-Mondo contemporanea in cui l’uomo si trova come smarrito di fronte agli epocali cambiamenti in corso, suggestionato dagli stereotipi pseudo-identitari delle tradizioni inventate e dalle mode tecnologiche, linguistiche e dei consumi, angosciato dalla diversità che ancora non riesce a capire. Le sonorità vocali e musicali – che spaziano dal blues rockeggiante alla world music e al rap – mettono in scena, con cambi repentini di tonalità, in modo ironico, parodistico, cabarettistico, a volte amaro a volte lirico, le contraddizioni e le grandi domande sull’oggi.

Si richiede service di amplificazione e luci.
Agli organizzatori verrà inviata la scheda tecnica (plan stage)

SCHEDA SPETTACOLO CABARETTARIO – Cabaret letterario di e con Giovanni Nadiani

Un tavolo, un bicchier d’acqua e un microfono: questi gli “ingredienti” di un recital in lingua italiana e in italiano regionale di tutta una serie di testi in prosa più o meno brevi, in parte pubblicati nel volume Ridente Town, tutti attraversati da diverse forme di ironia, di humour e di registro, che si sbizzarriscono in un percorso che va dal pungente e caustico spunto aforistico al racconto sulla spesso comico-amara provincia italica; dal monologo o dialogo “da bar” al commento di costume. Tutti sono, in ogni caso, intenzionati a lasciare una traccia nell’ascoltatore (e nel futuro lettore) per quanto esigua, di un quotidiano fatto di persone oggetti eventi sentimenti minimi, già vecchio e scordato ancora prima di accadere.

Il recital, a richiesta, può essere arricchito da interventi musicali di genere vario, sottolineanti gli elementi più umoristici.

Se necessario, l’autore dispone di un proprio servizio di amplificazione.

SCHEDA SPETTACOLO L’ARMOR DE’ MOND – IL RUMORE DEL MONDO

testi di Raffaello Baldini e Giovanni Nadiani

con Giovanni Nadiani e Giuseppe Bellosi

Un bar, due tavolini. Due personaggi si raccontano momenti di vita e si interrogano sull’amore, sulla solitudine, sulla bellezza, sulla felicità, sulla paura, sulla morte, sul tempo, sull’eternità, insomma sul senso del mondo e dell’esistenza. Ascoltando questi discorsi, in cui l’umorismo dissimula un’amarezza profonda, “si ride, ma con dolore”, come amava dire Raffaello Baldini.
I testi di Baldini e Nadiani, a volte apparentemente dispersivi, con i mutamenti di strategia tipici di una sintassi orale, sono pensati in un dialetto non museificato e nostalgico, ma in continua evoluzione in un mondo in cui le lingue si mescolano e si influenzano a vicenda. (Guarda video)

SCHEDA SPETTACOLO TERMINAL – Blues del broker fallito

TERMINAL
blues del broker fallito

di Giovanni Nadiani & Faxtet

collaborazione al testo di Michele Zizzari

In scena / Voci narranti: Giovanni Nadiani
Michele Zizzari

Musiche originali: Faxtet

Scenografia e Regia: Michele Zizzari

Due personaggi, un broker romagnolo fallito (finanziariamente e umanamente) con il sogno nel cassetto della scrittura e uno spelacchiato gatto randagio di origini napoletane, si ritrovano a condividere il loro amaro destino di barboni in un arrugginito container ai margini di un grande terminal di merci, tra lo sferragliare e il rombare di treni e autotreni. Tra il romagnolo stanziale dalla presunta identità forte che nella miseria ha riscoperto la vecchia lingua-madre del luogo, il dialetto, e il napoletano “bastardo” migrante che tutto scombussola, con la sua fedeltà ai suoi trascorsi anche linguistici, si sviluppa un surreale, comico e serrato dialogo sul sistema economico-finanziario imperante e le sue ricadute nella vita del pianeta, ma pure sulla vita dei due personaggi, con ragionamenti sulla vita, la morte, la letteratura e gli affetti immolati sull’altare del feticcio neoliberista: spremere il massimo profitto da tutto e da tutti.
Nel racconto, dal tono ora lirico ora drammatico e ora sarcastico, delle vicende dei due singolari compagni di sventura, nei loro ragionamenti all’apparenza astrusi, nelle loro accese discussioni si innestano a tutti gli effetti le domande e le suggestioni poste da un terzo personaggio: la musica, eseguita dal vivo dalla band Faxtet. I brani originali interloquiscono diffusamente in un jazz-blues rockeggiante con le atmosfere e le situazioni di una sfregiata e insicura contemporaneità in cui viene ad agire l’Invel (il nessun-posto), lo spaesamento e lo smarrimento dell’uomo contemporaneo. Tale stato d’animo è reso nella ben nota cifra stilistica e contenutistica di una polifonia di linguaggi a cui ci ha abituato Nadiani, che qui si arricchisce di ulteriori connotazioni sviluppandosi in una serie di scene “aperte” e interscambiabili, vivacizzate drammaturgicamente dalla perizia registica di Michele Zizzari. Un’apertura con la quale lo scrittore romagnolo, ben lungi dal suggerire facili e improbabili risposte alla complessità degli argomenti affrontati, si confronta con l’incertezza e la debolezza di ideali del presente, affidandosi piuttosto al comico, inteso come forma sovversiva assoluta e messa in mora delle forme razionali.

Estratti dello spettacolo si possono ascoltare qui: EMILIA-ROMAGNA WEBRADIO

SCHEDA PRESENTAZIONE SPETTACOLO ROMAGNA GARDEN

Giovanni Nadiani [voce narrante]

Musiche originali composte ed eseguite dal vivo dalla band Faxtet

Fabrizio Tarroni [chitarra]
Andrea Bacchilega [batteria]
Milko Merloni [contrabbasso]
Alessandro Valentini [tromba e flicorno]

In Romagna Garden – una serie di storie da dirsi ad alta voce dal tono cabarettistico, ad iniziare dal monologo Fòrmica (a suo tempo scritto per Ivano Marescotti), Giovanni Nadiani dà vita a tutta una galleria di S-cen, di persone, di common people che si ritrovano a vivere in un presente che indossa i lustrini del linguaggio sincretico anglo-italiano della televisione, di Internet e della pubblicità (da Nadiani definito anglobo) e che cerca di nascondere in tutti modi le ferite inferte a una varia umanità che, dedita alla ricerca di una pseudo-felicità a ogni costo, si ritrova immersa nella più sconsolante solitudine o assenza di comunicazione. I toni usati dall’autore faentino per cogliere questa contemporaneità sfregiata sono pertinenti a un’ironia amara, che spesso sconfina nel comico inteso come forma sovversiva assoluta e messa in mora delle forme razionali, basata sull’incontro/scontro di lingua e dialetto (la lingua da bar) ad attraversare i “ragionamenti” ad alta voce, le ossessioni (i soldi, lo sport, il sesso, l’apparire, il senso della vita ecc.) dei personaggi, presi e persi in una società che nel giro di un paio di decenni ha cambiato completamente i propri connotati, tra l’ipermodernità e un’inconscio desiderio di una qualche identità. Sulle accese riflessioni dei personaggi si innestano a tutti gli effetti le domande e le suggestioni poste dalla musica, eseguita dal vivo dalla band Faxtet, che interloquisce diffusamente in un jazz-blues rockeggiante con le atmosfere e le situazioni di una sfregiata e insicura contemporaneità.

Se necessario, il gruppo dispone di un proprio servizio di amplificazione.

SCHEDA SPETTACOLO ROMAGNA LATINA

Giovanni Nadiani
[voce narrante]

Duo di chitarre

Pier Giorgio Oriani & Ingeborg Riebesehl

Il poeta e scrittore romagnolo Giovanni Nadiani e il duo chitarristico Faventia alternano e intrecciano in un originale percorso letterario e musicale l’aspro ma ineguagliabile timbro del dialetto romagnolo ibridato e dell’italiano regionale con la grande musica “meticcia” per chitarralatino-americana evocando originali paesaggi sonori in cui la mutazione antropologica e geografica viene colta e detta coi linguaggi della tradizione trasfigurata.

Per spettacoli all’aperto si rende necessario un microfono panoramico per gli strumenti.

SCHEDA SPETTACOLO INVEL

Giovanni Nadiani (voce narrante)
Musiche originali Musiche originali composte ed eseguite dal vivo dalla band Faxtet

Fabrizio Tarroni [chitarra]
Andrea Bacchilega [batteria]
Milko Merloni [contrabbasso]
Alessandro Valentini [tromba e flicorno]

“Invel”: letture in musica di Giovanni Nadiani e Faxtet, un vortice linguistico, un vademecum da stampare e mettere in valigia per chi vive un profondo senso di straniamento e si ritrova a errare “in nessun luogo”: “…un pöst a vaion pr e’ mond a cvel invel / in sta piaza d’séra l’è za nöt… / i lampion apié int al pscol cal stël.”
Il poemetto Invel [In nessun luogo], e la suite E’ sèch [la siccità] con la loro oralità meticcia, mostrano la difficoltà dell’essere umano di non riconoscere più l’ora del passato. I testi registrano, in profondo dialogo con lo spazio sonoro creato da Faxtet, i mutamenti, le contaminazioni e i contrasti che attraversano l’odierno paesaggio romagnolo. L’acuta lucidità di Giovanni Nadiani si esprime proprio nel trattare il dialetto come una lingua a tutti gli effetti, come un’entità in movimento, carica di segni del tempo e dunque di realtà collettiva. Un ritmo poetico amato anche fuori dai confini romagnoli come dimostra la traduzione in spagnolo pubblicata nel 2010 in Spagna con il titolo Ningún sitio (trad. di Mercedes Ariza) che è stata accolta dalla critica con ottime recensioni.

Se necessario, il gruppo dispone di un proprio servizio di amplificazione.

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